Aprica
è un Comune di 1.600 abitanti della provincia di Sondrio, posto
sull'omonimo passo, il più agevole tra la Val Camonica e la Valtellina,
costituito da un'ampia sella piana lunga circa tre chilometri, oggi
per la maggior parte edificata.
Aprica costituiva originariamente una frazione del Comune di Teglio,
il cui capoluogo è situato sul versante opposto della Valtellina.
Le fortune del villaggio furono segnate dalla costruzione, a partire
dal 1848, su iniziativa del governo austriaco del Regno Lombardo
Veneto di una strada (oggi statale 39) che collegasse, appunto tramite
il passo dell’Aprica, Edolo e la Val Camonica con Tresenda e la
Valtellina. Ciò avrebbe permesso di evitare il passo dello Stelvio,
impraticabile per molti mesi all’anno. La strada fu terminata dagli
Austriaci proprio alla vigilia della II Guerra d’Indipendenza, che
li avrebbe definitivamente scacciati dalla Lombardia.
Subito dopo l’Unità d’Italia Aprica chiese di divenire comune autonomo.
Tale richiesta fu reiterata nel 1871 e 1879, ma fu soltanto negli
anni ’20 dello scorso secolo che iniziò e si concluse l’iter amministrativo
definitivo sfociato nel distacco di Aprica da Teglio nel 1927.
Con l’inizio del XX secolo prese avvio in paese l’attività turistica
che, dapprima integrandosi con quella agro-pastorale, poi gradualmente
soppiantandola, è arrivata ad essere oggi di gran lunga il principale
settore economico aprichese. In realtà Aprica ha sempre avuto, da
secoli, una naturale vocazione all'ospitalità, favorita dall'essere
punto obbligato di passaggio e dalla splendida geografia. Il primo
albergo degno di tal nome, l'Hotel Aprica cosiddetto dei Negri (ora
residenza turistico-alberghiera sotto altro nome), fu edificato
già prima del 1870. Vi furono ospiti anche personaggi del mondo
aristocratico, alto borghese e scientifico ottocentesco; tra questi
ultimi Camillo Golgi, Premio Nobel per la Medicina 1906, che vi
soggiornò dal 1880 al 1913. |